La scorsa settimana abbiamo accennato all'importanza del colore della luce che illumina la scena che intendiamo riprendere. Abbiamo discusso di come la temperatura di colore della fonte luminosa possa incidere sulla percezione (soprattutto emotiva) che abbiamo (e che trasmettiamo) del soggetto. Ovviamente, quando fotografiamo a colori. Questo però ci porta inevitabilmente a fare un'ulteriore considerazione.
Se fotografiamo a colori infatti, non possiamo non affrontare anche un secondo ordine di questioni, che dovrebbero costituire il cardine attorno al quale far ruotare la costruzione dell'immagine: quali colori decidiamo di includere nell'inquadratura. Come diceva il grande Feininger infatti: - The most outstanding graphic quality of any color photograph is its color. - (Per una qualunque fotografia a colori, la più importante delle qualità grafiche è il suo colore) L' abbiamo già detto altre volte, nella fotografia in bianco e nero le geometrie, i contrasti e le ombre giocano un ruolo da protagonisti. Quando scattiamo a colori invece, tutti questi attributi vengono declassati a meri comprimari dell'unico vero fulcro compositivo: il cromatismo dell'immagine. E invece, esattamente come capita per la luce, anche in questo caso troppo spesso il fotografo inconsapevole sottovaluta il ruolo del colore come componente primaria dell'immagine, limitandosi a controllare che la resa dei colori nella fotografia sia "vera" in senso documentaristico: che i rossi siano rossi; i verdi, verdi; e così via... Ma questa non è che la superficie e anzi, ti dirò, non è nemmeno auspicabile che sia sempre così. Ti faccio un esempio. Ripensa a "Gemelle identiche" di Diane Arbus. Ti ricordi che il vestito delle bambine in realtà era di un verde neanche troppo scuro? La Arbus invece nel suo scatto lo fa risultare praticamente nero.
Di certo non si può dire che la sua sia stata una rappresentazione "fedele" a quello che avresti visto tu se fossi stato sulla scena quando le ha scattato. Ma questo toglie qualcosa al valore dello scatto? Ovviamente no; semmai è vero il contrario, no?
Beh, con il colore è lo stesso. Non è importante che il colore di una tua fotografia corrisponda a quello che avrei percepito io se fossi stato sulla scena, ma è fondamentale che i colori dell'immagine siano coerenti con il messaggio che TU mi vuoi comunicare con il tuo scatto.
Per questo però, esattamente come dicevamo la scorsa settimana per la luce, anche nel caso del colore è fondamentale prima di tutto imparare a "vedere".
Ecco allora alcuni spunti su cui riflettere quando devi decidere come usare il colore nella tua composizione.
In generale, puoi considerare universalmente validi (o quasi) i seguenti principi:
Nel dubbio è sempre più facile ottenere un buon risultato con pochi colori che con molti. E' lo stesso discorso che abbiamo già affrontato in passato relativamente al numero di elementi da includere nell'inquadratura (meglio pochi che troppi). Puoi immaginartela così: gestire tanti colori è come dirigere un'orchestra, farli "funzionare" tutti insieme è molto molto difficile. Molto meglio iniziare con una sonatina per pianoforte.
Grande è meglio. E' (quasi) sempre più efficace riprendere una grande area colorata in modo uniforme, piuttosto che tante aree piccole di colore simile. I "contorni" rompono l'effetto cromatico e ne riducono l'impatto e, soprattutto se l'immagine è fruita in piccole dimensioni, possono sovrastare la componente cromatica.
Il rosso desta molta attenzione, ma proprio per questo è abusato dai grafici (non solo fotografi). Per questo è importante usarlo con attenzione, facendo in modo di includerlo nei tuoi scatti solo quando è davvero funzionale all'immagine nel suo complesso, e non semplicemente "per vivacizzare". Il rischio infatti è quello di ottenere l'effetto opposto, facendo sembrare lo scatto scontato o "già visto".
Al contrario, l'utilizzo di colori insoliti (o combinazioni di colori inusuali) tende immediatamente ad attirare l'attenzione. Per insoliti, possiamo considerare colori particolarmente brillanti e saturi o al contrario colori estremamente tenui e slavati. Allo stesso modo, risulteranno insolite (e quindi meritevoli di attenzione) combinazioni di colori particolarmente armoniche o, all'inverso, contrastanti.
Dal punto di vista pratico:
I colori saturi sono più facili da gestire, perché risentono meno di eventuali dominanti introdotte dalla fonte di illuminazione, che passeranno quasi sempre inosservate agli occhi del pubblico.
I colori tenui, pastello, slavati e, in generale, poco saturi sono molto più "difficili". Il motivo tecnico è che un colore è desaturato quando ha una grossa componente di grigio (dal bianco al nero). Questo comporta che ogni dominante di illuminazione influenza in modo evidente la resa del colore, e dunque il bilanciamento (in post, oltre che in ripresa) può essere più complesso.
I colori complementari (che non condividono delle componenti primarie, come arancio e blu o giallo e viola) generano forti contrasti cromatici che puoi considerare, per la fotografia a colori, l'equivalente di quello che è il contrasto di luminosità in bianco e nero. Le immagini che fanno uso di colori complementari "sparano" e colpiscono il pubblico, un po' come i forti contrasti di luce vengono usati per dare drammaticità alle fotografie in bianco e nero.
Viceversa, i colori analoghi (che condividono una componente primaria, come giallo e arancio oppure blu e viola) risultano in un'armonia più sottile ed elegante, meno urlata, ma che potrebbe risultare "leccata" se enfatizzata troppo.
I colori caldi (come abbiamo già detto per la luce) tendono a generare immagini più piacevoli, che ci mettono a nostro agio. Soprattutto se fotografi persone, un tono caldo tende a generare empatia, partecipazione simpatia. Sensazioni positive.
Al contrario, i colori freddi possono veicolare tranquillità e un distacco quasi metafisico, contemplativo. O, in alternativa, disagio, freddezza (anche emotiva), sensazioni negative e sofferenza. Anche paura. Ovviamente dipende da te sfruttarli nel contesto adeguato.
Bene, come sempre ora la palla passa a te... Prova, e poi fammi sapere.
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