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Lo Sfocato per un uso diverso

Qualunque appassionato si affacci al mondo della fotografia prima o poi (più probabilmente prima) è destinato a incontrare il termine bokeh. E' un po' come panning o regola dei terzi. Parole chiave che diventano estremamente popolari perché permettono di identificare in modo chiaro e univoco una soluzione tecnica e di associarla a un preciso risultato visivo. Credo che a tutti noi abbiano insegnato che, quando si fa un ritratto, sfocare lo sfondo (ottenendo per l'appunto un bell'effetto bokeh) possa aiutare a isolare il soggetto dallo sfondo, facendolo risaltare meglio. E allora cosa dovremmo dire di questo scatto di WIlliam Klein?

Un errore? Una foto sbagliata? Klein qui sovverte due dei capisaldi della convenzione fotografica:

  • Nell'immagine fotografica il soggetto principale è quello a fuoco, tutto quello che non è nitido è relegato a un ruolo di "sfondo" privo di importanza.

  • Quando, in un'immagine, troviamo un elemento grande e in primo piano, quello deve essere per forza il soggetto principale.

In realtà si tratta appunto di mere convenzioni, e lo scatto di Klein lo dimostra in modo inequivocabile. Come sostiene Angier nel suo - Educare lo Sguardo -, il volto in primo piano, sfocato, permea l'immagine di una profonda ambiguità e, se resistiamo alla tentazione di accantonarla come banalmente sbagliata, questa fotografia ci obbliga a mettere in discussione i nostri punti fermi. In primo luogo il soggetto. Qual è il soggetto qui? La donna in primo piano, che però è sfocata? Oppure il pubblico a fuoco, che però è dietro? In realtà entrambi, ed è proprio per questo che la foto "funziona". Se ci lasciamo guidare da Klein scopriamo che l'immagine racchiude due soggetti e due scene:

  • Una scena privata, lo scambio di sguardi tra il fotografo e la donna in primo piano. Intimo, eppure sfuggevole, come i lineamenti del soggetto. La donna è talmente vicina che sembra invadere lo spazio personale del fotografo - e quindi di chi osserva la foto -. O forse è il contrario... Oppure è una nostra allucinazione, potrebbe essere un sogno ad occhi aperti.

  • E poi una scena pubblica, con la calca di persone che guarda qualcosa d'altro, che sta fuori dall'inquadratura. La realtà, nitida e scolpita. La realtà che è tagliata fuori dal nostro sguardo intimo, e noi che siamo tagliati fuori dalla realtà, perché non vediamo l'oggetto dell'attenzione di tutti.

E poi il collante tra i due mondi: il bottone (sfocato) della donna (sfocata) in primo piano, quasi identico a quello (nitido) della donna (nitida, ma senza volto) in secondo piano. Quasi che potrebbe essere la stessa donna, nella fantasia e nella realtà. Le due scene potrebbero fondersi in una. Ora prova a immaginare lo stesso scatto, ma composto in modo classico, con la donna in primo piano a fuoco e lo sfondo messo in sordina da un bel bokeh... Forse, probabilmente, ne sarebbe uscito un bel ritratto. magari uno sguardo magnetico. Ma vuoi mettere? Un discorso simile, eppure completamente diverso, si può fare per questo scatto di Robert Frank.

E' impressionante quanto la soluzione tecnica sia simile a quella adottata da Klein. Ed è altrettanto impressionante quanto le due immagini siano diverse nella sostanza. Bastano pochi dettagli:

  • La ninfa di Frank non guarda l'obiettivo, sembra distaccata, attratta da qualcos'altro.

  • La sua distanza è anche fisica, molto più lontana del soggetto di Klein, anche questo contribuisce a rendere meno intimo il rapporto con il fotografo.

  • Il pubblico in questo caso guarda (o sembra guardare) la donna in primo piano, presumibilmente una celebrità.

Qui Frank usa lo stesso stratagemma tecnico di Klein, ma con un intento completamente diverso. In quest'immagine viene messa in evidenza la tangibilità e la concretezza del pubblico (donne anche loro, ma vere, appartenenti a una classe media che affronta tutti i giorni le durezze della vita), contrapposte alla vacuità e all'irrealtà di un jet set fatto di personaggi insignificanti e vuoti, anche se ammirati e invidiati (la presunta diva in realtà è sconosciuta ai più). Il messaggio è completamente diverso: più intimista, quasi psicoanalitico, quello di Klein; di denuncia sociale e antropologica quello di Frank. Eppure anche in questo caso, se immagini i piani di fuoco invertiti la fotografia si svuota, perde di tensione e di significato. Tutto questo per suggerirti di non esagerare con lo sfondo sfocato e, anzi, di provare di quando in quando a sovvertire i piani. Prova a realizzare uno scatto alla modalità di Klein e Frank:

  1. Scegli un soggetto in primo piano e fai in modo che occupi il 50% circa dell'inquadratura. Ti consiglio di usare una focale non troppo corta, in modo da poter ridurre adeguatamente la profondità di campo.

  2. Ora inquadra in modo da sfocare completamente il primo piano, in modo simile alle foto di esempio che ti ho mostrato

  3. Al tempo stesso, fai in modo che sullo sfondo qualcosa (o qualcuno) sia perfettamente a fuoco. Nitido. Cerca di fare in modo che questo soggetto N°2 abbia un senso nel quadro complessivo dell'immagine.

Vedi cosa ne viene fuori, e fatti ispirare... vedrai che ci prendi gusto. E ricorda, per fare questo tipo di fotografie dovrai tenere il diaframma molto aperto, quindi occhio alle condizioni di luce e ai tempi di scatto.

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