Cosa significa fotogenia? Anzi, ancora prima, esiste un qualcosa che possiamo definire fotogenia?
In altre parole, esistono alcune caratteristiche di un soggetto, tali da renderlo oggettivamente "un buon soggetto fotografico", un soggetto che produrrà immagini efficaci?
Probabilmente no.
Nel senso che, come abbiamo già discusso molte volte, l'efficacia di una fotografia dipende primariamente dalla coerenza di intenti del fotografo che la produce, se no smetterebbe di sussistere l'atto creativo del fotografare.
Però forse, può risultare utile (anche, e soprattutto, praticamente) provare a girare il discorso al contrario.
Vale a dire: esistono delle caratteristiche di una scena o di un soggetto tali per cui, oggettivamente, quel soggetto o quella scena si possono definire poco fotogenici?
In altre parole, posso definire delle caratteristiche oggettivabili che, quando presenti, rendono un soggetto o una scena più difficili da rappresentare fotograficamente?
Beh, vista in questi termini, posso dire che probabilmente esistono. Si tratta di tutte quelle caratteristiche che sarebbe meglio evitare in una ripresa fotografica. Ovviamente, a meno che per una scelta creativa consapevole e ben precisa, il fotografo decide debbano essere parte dell'immagine.
In pratica, possiamo definire tutta una serie di tipicità che, a meno che non siano strettamente necessarie per i nostri scopi, sarebbe meglio evitare, perché rendono più difficoltoso il lavoro di costruzione e composizione dell'immagine.
Ti stai chiedendo quali?
Compilare un elenco esaustivo è difficile, anche perché almeno in parte sarà condizionato dallo stile personale del fotografo stesso, ma nelle prossime righe possiamo provare a fare qualche esempio di valore relativamente generale.
Un soggetto insignificante.
Sembra ovvio, fotografare qualcosa che non ha nessun interesse non può che portare a una fotografia priva di interesse, no? In realtà, se vai un po' più a fondo, l'argomento è meno scontato di quello che sembra. Per esempio, come abbiamo già detto altre volte, un tramonto mozza fiato o la Monument Valley possono ricadere nella categoria. L'importante è non confondere insignificante con brutto. Un soggetto bellissimo può essere insignificante, un soggetto brutto può essere interessantissimo. Il punto chiave è l'unicità, o la tipicità. Perché vale la pena fotografare proprio questo soggetto qui?
Un soggetto troppo lontano.
A meno che non si tratti di una scelta compositiva ben precisa, se il soggetto principale dell'immagine occupa troppo poco spazio all'interno dell'inquadratura è molto più difficile fare in modo che la composizione finale risulti equilibrata e che l'occhio dell'osservatore venga guidato verso il nostro punto di interesse. Insomma, è molto grande il rischio che l'immagine finale risulti dispersiva, poco focalizzata, vuota. L'inquadratura andrebbe stretta il più possibile, salvo che ci siano motivi chiari per non farlo.
Eccesso di soggetti.
Spesso questa va a braccetto con la precedente. Se non riesci a isolare il soggetto principale (perché non riesci a stringere, perché c'è troppa "roba" intorno, perché non puoi utilizzare il fuoco selettivo, ecc) valuta attentamente se vale la pena scattare comunque, perché la resa finale sarà per forza ad alto rischio. Sperimentare con le lunghezze focali maggiori ti può dare un'idea dell'efficacia legata allo "stringere" sul soggetto (uno) nelle tre dimensioni, grazie alla combinazione di un minor angolo di inquadratura e di una ridotta profondità di campo.
Uno sfondo troppo disordinato, rumoroso, o poco contrastato.
Tutti tendiamo a concentrarci molto sul soggetto principale, ma nessun soggetto (per quanto potente) regge all'assalto di uno sfondo stracolmo di rumore grafico. Stessa cosa se il soggetto "annega" nello sfondo. Se non c'è contrasto di luce, o di colore, o entrambi, tra soggetto e sfondo, il rischio è che l'immagine finale risulti "piatta", senza profondità, e senza dinamica. Viceversa, il giusto sfondo può esaltare anche un soggetto apparentemente debole.
La mancanza di un primo piano (o la presenza di un primo piano intrusivo e inutile).
Anche qui, esistono un fior fiore di esempi di grandissime immagini senza primo piano, ma costruire una fotografia efficace di questo genere è molto, molto più difficile. Quindi, se lo fai per esercizio o per scelta creativa va benissimo. In caso contrario però, cerca sempre di comporre un primo piano che sia, se non il soggetto principale (scelta semplice e quasi sempre efficace), almeno di rinforzo al soggetto principale (una cornice che lo inquadra, un soggetto secondario collegato, ecc).
L'incoerenza tra il soggetto (o la scena) e i contrasti di luce che la popolano.
Soprattutto quando fotografi in esterna, spesso non hai il controllo completo sull'illuminazione del soggetto. Tuttavia, se questa non è coerente con il resto della tua composizione, lo scatto rischia di essere rovinato, anche se per il resto avrebbe potuto potenzialmente essere buono. Un esempio banale? Nel ritratto in esterna, l'eccesso di contrasto luminoso (soprattutto con luce che proviene dall'alto) quasi certamente rovinerà il tuo scatto.
Ombre intrusive.
Strettamente connesso al precedente, se le ombre cadono in modo incoerente o intrusivo, possono rovinare la composizione a prescindere da tutto il resto (pensa all'ombra del fotografo in tante immagini, oppure all'ombra della modella proiettata sul muro subito dietro di lei, che sembra una specie di impronta, oppure alla proiezione di ombre multiple "a stella" legate a più fonti di illuminazione artificiale).
Soggetto in posa.
Sembra una contraddizione di termini, ma la realtà è che una posa troppo studiata quasi sempre coincide con una perdita di naturalezza e spontaneità che traspare immediatamente dall'immagine. L'abilità del ritrattista è in gran parte legata a questo: riuscire a dirigere e indirizzare il soggetto senza forzarlo in posa. Ed è per questo che una buona sessione di ritratto deve prevedere un lungo periodo di "presa di confidenza", propedeutica alla naturalezza dello scatto.
Come dicevamo prima, non prendere questi spunti come precetti. Presi singolarmente ognuno di essi può essere confutato. E per ognuno di essi puoi immaginare almeno qualche esempio di scatto che, al contrario di evitarli, costruisce su queste deviazioni la sua forza(pensa ad alcune immagini minimaliste, o ad alcune opere d'arte in cui i modelli sono ripresi in pose estremamente artificiali proprio per dare un senso di irrealtà e artificialità).
L'idea dovrebbe essere più di prenderli come spunto di riflessione quando devi decidere se e come impostare uno scatto.
Se ti capita di notare uno o più di questi "problemi" nella scena che stai per riprendere, senza che tu li abbia volontariamente cercati, allora dovresti cominciare a farti qualche domanda:
Sono convinto di voler fare questo scatto comunque?
Posso eliminare o aggirare qualcuno di questi problemi cambiando il mio approccio a questa scena?
I problemi che non sono in grado di risolvere rischiano di compromettere irrimediabilmente lo scatto, o posso considerarli accettabili?
Vedrai che in molti casi, non appena il problema sarà stato identificato e riconosciuto, sarà possibile risolverlo adottando qualche contromisura (avvicinarsi, usare una diversa lunghezza focale, usare un flash, non usare un flash, eccetera). In altri casi ti capiterà di decidere che non vale la pena scattare, perché la scena non si presta. In altri casi ancora, arriverai alla conclusione che conviene riprovarci in un altro momento (per esempio con un'altra luce).
In ogni caso, avrai capito meglio cosa veramente vuoi fare!
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