Fotografare è "scrivere con la luce".
Questo significa che la luce è la materia prima del fotografo, come le parole lo sono per lo scrittore, o il marmo e il legno lo possono essere per uno scultore. Troppo spesso però non ci comportiamo di conseguenza. Uno scultore mette tutta la cura possibile nella scelta dei materiali che utilizzerà per realizzare la propria opera. Allo stesso modo, un pittore presterà la massima attenzione alla selezione dei pigmenti e delle tele con cui realizzare i suoi dipinti. Ma per il fotografo invece, nella maggior parte dei casi la luce è una mera questione di quantità. Un po' come se la massima preoccupazione di Picasso, nel concepire Guernica, fosse stata la dimensione delle latte di colore necessarie per la sua realizzazione. Certo, per coprire quei 27 metri quadri di tela avrà consumato sicuramente una grande quantità di "olio"... Ma dubito che il dipinto sia stato realizzato in bianco e nero semplicemente perché quelli erano i pigmenti più abbondanti a disposizione, no? Allo stesso modo, anche noi, quando dobbiamo decidere se e come scattare una fotografia, dovremmo imparare a considerare gli aspetti qualitativi della luce, prima ancora che quelli quantitativi. Non sottovalutare l'importanza di analizzare le caratteristiche della luce che illumina la scena prima di scattare. Feininger, nel suo saggio - Photographic Seeing -, stila la lista delle 4 qualità fondamentali della luce che, secondo lui, ogni fotografo dovrebbe passare in rassegna nel momento si accinge a realizzare una fotografia:
Intensità
Colore
Contrasto
Direzione
INTENSITA' L'intensità è la qualità che tutti siamo abituati a considerare quando scattiamo: definisce quanto segnale luminoso è disponibile e quindi quanto sarà registrato dal sensore. Ovviamente questo influenza le nostre scelte in termini di impostazione ISO, tempo di esposizione e apertura del diaframma. Accanto a questo però, la luminosità della scena condiziona l'atmosfera della fotografia. In una scena pienamente illuminata i colori sono più brillanti, il contrasto (vedi dopo) aumenta, e in genere l'immagine tende a trasmettere una sensazione di maggiore serenità e allegria. Viceversa, una scena scura tenderà a produrre immagini che trasmettono un senso più cupo e malinconico, con colori più spenti e contrasti meno definiti. Dunque, oltre a essere fondamentale per ottenere un'esposizione corretta, una consapevole disamina della luminosità della scena può essere sfruttata a scopo creativo con l'obiettivo di trasmettere uno specifico stato d'animo attraverso l'immagine.
COLORE Il colore della luce che illumina una scena è cruciale nel determinarne l'atmosfera. Il nostro occhio, o meglio il nostro cervello, è però abituato a "correggere" queste dominanti di colore in modo automatico. Ne consegue che nella maggior parte dei casi noi siamo assolutamente inconsapevoli di tutto il processo. Ma questo non significa che non ne siamo influenzati, anzi. Un'illuminazione calda piuttosto che fredda può cambiare completamente la nostra interpretazione emotiva di un ambiente o di una situazione. Ora, in fotografia digitale siamo tentati di considerare tutto questo irrilevante. Infatti, quando applichiamo in post produzione le correzioni per il bilanciamento del bianco, o quando correggiamo manualmente le dominanti modificando le curve di segnale dei singoli canali di colore, è come se modificassimo ex post la composizione della luce che illumina la scena. Quindi perché preoccuparsi di come è composta la luce originale (dato che possiamo facilmente ricrearla in post)? La risposta a questa domanda ha a che fare con il concetto di finzione della rappresentazione fotografica. Noi decidiamo di fotografare una scena perché pensiamo che possa trasmettere una certa sensazione o un certo concetto (spesso una miscela delle due cose insieme). Ma se non ci alleniamo a "leggere" cosa della scena ha suscitato in noi una certa reazione, difficilmente saremo in grado di ottenere un'immagine che comunica quella stessa sensazione al nostro pubblico. E questo "cosa" non raramente è (anche) il calore della luce che illumina. Per fare un esempio banale, immaginiamo che una scena ci abbia colpito per la sua atmosfera calda e avvolgente, ma noi non ne siamo consapevoli. Dunque applichiamo una perfetta correzione di bilanciamento del bianco, da manuale. L'immagine che otteniamo però è troppo fredda e distaccata, molto lontana dal senso che intendevamo conferirle al momento dello scatto. Perché? Perché non eravamo consapevoli del ruolo e del colore della luce in ingresso, e quindi non abbiamo saputo trattarla correttamente (o efficacemente) in uscita....
CONTRASTO
La luce che illumina la scena può dare origine a contrasti più o meno intensi, essenzialmente a seconda della forma (e soprattutto della dimensione) della sorgente luminosa.
Più la sorgente luminosa è piccola e puntiforme, più la scena risulterà contrastata, con ombre nette e scure contrapposte a punti luce brillanti.
Si parla di luce diffusa quando la sorgente di luce è ampia e poco definita (perché filtrata un pannello diffusore - naturale, come le nuvole; o artificiale, come una tenda -, o perché riflessa - per esempio da un muro; ma anche dal cielo, nel caso di una fotografia scattata in ombra -). Si definisce invece diretta la luce che illumina direttamente (appunto) la scena, e che di norma è sempre abbastanza contrastata e netta (e lo diventa sempre più mano a mano che la dimensione della sorgente si riduce).
La ragione per cui questo è fondamentale è che il range dinamico registrabile dal sensore è molto più limitato rispetto a quello percepibile dall'occhio umano. Quindi, una scena ad alto contrasto, ma perfettamente interpretabile ad occhio nudo, può facilmente portare a immagini con bianchi bruciati e/o ombre bucate, se non viene gestita opportunamente (per esempio con un flash fill-in o altra illuminazione supplementare).
Sempre a causa del fatto che l'occhio umano è in grado di gestire in modo automatico contrasti di molto superiori a quelli registrabili dal sensore di una fotocamera, tendiamo a sottovalutare le differenze di contrasto. E' dunque necessario un certo allenamento e una buona di attenzione per imparare invece a riconoscere una situazione critica e trattarla di conseguenza.
In questo, può essere di aiuto un esposimetro esterno "spot", che ci permetta di rilevare la luminosità di aree molto ridotte della scena inquadrata, così da oggettivare la misura di contrasto tra i punti più luminosi e quelli più scuri dell'immagine.
In questo modo puoi allenare il tuo occhio a riconoscere l'entità del contrasto di una ripresa, facendoti guidare dai "numeri" dell'esposimetro. Poco per volta poi imparerai a riconoscere a occhio le diverse condizioni.
DIREZIONE
La direzione da cui proviene la luce che illumina una scena o un soggetto determina la posizione e l'estensione delle ombre, andando quindi a contribuire da un lato al contrasto complessivo dell'immagine e dall'altro a determinare la percezione di profondità e tridimensionalità dell'immagine.
Più l'illuminazione del soggetto è frontale (e dunque la luce arriva da dietro la fotocamera) meno ombre vengono proiettate (cascano dietro il o i soggetti e quindi vengono riprese solo in piccola parte) con il risultato di un'immagine più piatta. Il massimo di questo effetto è ottenibile con i flash anulari, che sostanzialmente annullano ogni tipo di ombra.
Al contrario, più l'illuminazione è posteriore rispetto al soggetto (e quindi frontale rispetto alla fotocamera), più l'immagine risulterà profonda, con il massimo di questo effetto ottenibile con le riprese in controluce.
Meritano poi una considerazione a parte le fonti di illuminazione dall'alto e dal basso che, esclusi i casi specifici in cui il fotografo ricerchi particolari effetti di drammatizzazione (anche artificiosa) dell'immagine, tendono a dare risultati molto innaturali (per l'angolo con cui cadono le ombre). Per questo, di norma si cerca di evitare questo tipo di illuminazione, quando non è strettamente necessario.
Ti lascio come sempre con il suggerimento di provare, la prossima volta che ti troverai a realizzare una fotografia, a osservare nel dettaglio la luce che ti troverai di fronte e, soprattutto, cercare di capire come poi questa avrà influenzato il risultato finale del tuo scatto.
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